Letteratura italiana

L’autoritratto del Foscolo

Sonetto

  1. Solcata ho fronte, occhi incavati intenti ,
  2. crin fulvo, emunte  guance, ardito aspetto,
  3. labbro tumido  acceso, e tersi denti,
  4. capo chino, bel collo, e largo petto;
  5. giuste membra; vestir semplice eletto;
  6. ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti ;
  7. sobrio, umano, leal, prodigo, schietto;
  8. avverso al mondo, avversi a me gli eventi :
  9. talor di lingua, e spesso di man prode;
  10. mesto i più giorni e solo, ognor pensoso ,
  11. pronto, iracondo, inquieto, tenace:
  12. di vizi ricco e di virtù, do lode
  13. alla ragion, ma corro ove al cor piace:
  14. morte sol mi darà fama e riposo.

Struttura

Metro: sonetto con schema ABAB BABA CDE CED.

Parafrasi

  1. Ho la fronte segnata dalle rughe, gli occhi scavati e intensi,
  2. capelli di colore rosso, guance pallide, aspetto indomito,
  3. labbra rosse e pronunciate, denti bianchi,
  4. capo chino, un bel collo e un ampio torace;
  5. membra ben proporzionate, modo di vestire semplice, ma decoroso;
  6. passi rapidi, e così i pensieri, i gesti, il modo di parlare;
  7. sono sobrio, umano, leale, prodigo e schietto;
  8. io contro il mondo, il mondo contro di me;
  9. talvolta sono ardimentoso a parole, spesso nelle azioni;
  10. la maggior parte dei miei giorni me ne sto triste e solo,
  11. sempre pensieroso, irascibile, inquieto, testardo:
  12. ricco tanto di vizi quanto di virtù, elogio
  13. la ragione, ma poi, di fatto, inseguo il sentimento:
  14. soltanto la morte mi darà fama e riposo.

Commento

Composto a imitazione di un altro celebre autoritratto, quello dell’Alfieri (Sublime specchio di veraci detti), con questo sonetto Foscolo fa proprio il culto romantico per l’individuo eccezionale, con sfumature narcisistiche e titaniche, che è proprio di tanta produzione romantica. Al componimento alfieriano si rifece con ogni probabilità anche Manzoni (col suo Capel bruno, alta la fronte, occhio loquace), anche se risulta problematico ricostruire il rapporto di questo testo con quello foscoliano.

Pubblicato per la prima volta nel 1802 a Pisa, nel «Nuovo Giornale dei letterati», conobbe in seguito altre redazioni, le cui numerose varianti attestano il mutamento dell’immagine che il poeta offre di se stesso e dei suoi stati d’animo nei vari momenti della sua vicenda esistenziale. Foscolo non disconosce i suoi difetti (si dice anzi “di vizi ricco e di virtù”), sebbene anche il lato più ardimentoso, impulsivo e violento del suo carattere sia riconducibile all’esaltazione narcisistica del proprio ego.

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