Corrente letteraria fiorita in Italia, con epicentro a Firenze, intorno al 1930 e notevole soprattutto nel campo della poesia e della critica, anche se non mancarono significative influenze sul lavoro dei narratori.
L’importante ruolo giocato dalla critica, e in particolare dalle riviste Frontespizio e Campo di Marte, conferì talora ai poeti ermetici i connotati di un gruppo fortemente omogeneo, quasi una scuola, sulla falsariga di uno spiritualismo di matrice cattolica e di un atteggiamento vagamente esistenzialista. Questa ‘letteratura come vita’, secondo la celebre formula di C. Bo, valse a caratterizzare più di qualunque orientamento estetico la cultura letteraria di fatto egemone per oltre un ventennio in Italia, precisamente dalla fortunata circolazione delle opere di G. Ungaretti ed E. Montale, eletti a capiscuola, alla lunga querelle che, immediatamente dopo la guerra, contrappose gli ermetici e i fautori dell’impegno politico e sociale.
Il tratto letterariamente più rilevante della poesia ermetica, e l’argomento più persuasivo dei suoi detrattori, rimase tuttavia una programmatica inclinazione all’oscurità, tipica della poesia moderna e solo contingentemente adibita alla illustrazione di una posizione filosofica precisa. Più dello spiritualismo e dell’agnosticismo politico, concepito peraltro come una reazione all’invadenza della dittatura fascista, contò dunque il proposito di aggiornare in senso antiaccademico, antipascoliano e antidannunziano una poesia che aveva vissuto l’esperienza delle avanguardie primonovecentesche da protagonista, ma non aveva mai assimilato davvero la grande lezione del simbolismo francese. Della immutata validità di tale lezione e della possibilità di restaurare una moderna koinè poetica all’insegna della ‘poesia pura’, si fecero promotori poeti allora giovanissimi, come S. Quasimodo, L. de Libero, A. Gatto, L. Sinisgalli, M. Luzi, P. Bigongiari, e critici come Bo, considerato il teorico dell’e., O. Macrì e G. Contini. A riprova della natura più latamente novecentesca del fenomeno, all’e. sono state accostate in seguito le linee di ricerca poetica che negli anni 1930 sembravano più nettamente volersene distinguere (A. Bertolucci, V. Sereni, G. Caproni, ma anche S. Penna e persino U. Saba, l’irriducibile avversario dell’oscurità ermetica), come pure le recenti riprese di una vocazione all’assolutezza poetica in tutto conforme all’estremismo letterario del secolo (A. Zanzotto). Il gusto per un linguaggio iniziatico e l’adesione incondizionata alle difficili ragioni della poesia contemporanea, che già furono della critica ermetica, sono state ereditate dalla critica di orientamento formalista.