Iniziato già dalla tarda età imperiale e accelerato dalla caduta dell’impero ro- mano d’Occidente (476 d.C.), il lento ma costante fenomeno di evoluzio- ne del latino parlato – il sermo vulgaris (cioè la lingua del popolo) – inte- ressò parecchi secoli e sfociò durante il Medioevo nell’affermazione delle cosiddette lingue neolatine o romanze.
L’aggettivo «romanzo» proviene dall’espressione latina romanice loqui, con la quale si indicava il «parlare al- la maniera dei Romani».
Tra il IX e il X secolo con questa espressione si indicava in Francia il parlare un idioma derivato dal latino – la lingua di Roma – di contro all’uso del francone, il dialetto germanico dei Franchi. In seguito, per estensione, vennero qualificate come «romanze» tutte le lingue volgari ottenute dalla trasformazione del latino nelle zone geografiche che per più tempo avevano fatto parte dell’impero romano d’Occidente.
Tali lingue sono: l’italiano, il provenzale (parlato nella Francia del sud), il francese (parlato nella Francia centro-settentrionale), lo spagnolo (o castigliano), il catalano (parlato nella Catalogna, la regione di Barcellona), il portoghese, il romeno, il ladino (parlato in Friuli e in alcune valli dell’Alto Adige e delle Alpi svizzere), il sardo. Dal modo di esprimere la risposta affermativa, l’italiano venne anche definito la lingua del sì, il provenzale la lingua d’oc e il francese la lingua d’oïl (oc e oïl stanno entrambi per il nostro sì; dalla forma oïl deriva in effetti la forma oui del francese d’oggi).
Dove l’impero di Roma non ebbe tempo di radicarsi abbastanza a lungo (come in Gran Bretagna) o dove non riuscì mai a estendersi si imposero le lingue germaniche (come l’inglese, l’olandese, l’alto e basso tedesco, il fi- ammingo, il frisone, ecc.) o, nell’Europa orientale, le lingue slave (come il russo, il serbo, il polacco, il boemo, ecc.).
Va ricordato che ogni lingua romanza fu fortemente caratterizzata, nel suo configurarsi, sia da elementi linguistici preesistenti alla conquista romana che tornavano ad affiorare (fenomeni di substrato) sia da elementi lin- guistici apportati dalle invasioni barbariche dopo la caduta di Roma (fe- nomeni di superstrato).
Il latino vero e proprio continuò ad essere utilizzato soltanto dai ceti sociali più elevati ed essenzialmente come lingua scritta nell’ambito scolastico, giuridico, letterario, scientifico, filosofico ed ecclesiastico.