Dopo la capitolazione, il 22 giugno 1940, Hitler divise la Francia in due zone, una occupata, l’altra libera. La zona sotto occupazione si estendeva a nord della Loira e lungo la costa atlantica. La zona non occupata comprendeva la Francia meridionale, amministrata dal governo collaborazionista del maresciallo Henri Philippe Pétain, con sede a Vichy. L’Alsazia-Lorena fu annessa al Reich tedesco. Nel 1940 vivevano in territorio francese circa 330.000 ebrei, di cui dai 190.000 ai 200.000 di nazionalità francese e dai 130.000 ai 140.000 stranieri. Circa 80.000 di essi caddero vittime dell’Olocausto, eliminati principalmente nei campi di sterminio tedeschi. Le autorità francesi collaborarono attivamente allo sterminio di questi ebrei, occupandosi di quasi tutte le operazioni preparatorie. Il governo di Vichy avviò la sua politica antiebraica subito dopo essersi insediato, nell’estate del 1940. Ciò avvenne addirittura prima che tale politica venisse introdotta dalle autorità tedesche di occupazione nella Francia occupata. Oltre alle normali limitazioni imposte alla totalità degli ebrei, una parte degli ebrei stranieri venne internata in campi. Il peggio, però, doveva ancora arrivare. Il 4 luglio 1942 il regime di Vichy, su pressione tedesca, si dichiarò disposto a consegnare agli invasori, e quindi a deportare nei campi di sterminio nazisti, tutti gli ebrei stranieri; nel contempo esso assicurava la collaborazione della polizia e delle autorità francesi. Il primo convoglio partì il 17 luglio dal campo di Pithiviers, carico di 928 persone e diretto ad Auschwitz. Lo seguirono altri convogli. Peraltro non furono consegnati soltanto ebrei stranieri, ma anche francesi; gli stranieri erano comunque in maggioranza. Alla fine del 1942, dalla Francia, erano stati deportati complessivamente 42.500 ebrei. Le deportazioni continuarono fino all’estate del 1944: l’ultimo convoglio partì il 15 agosto 1944.
Il numero totale degli ebrei deportati dal territorio francese ammonta a poco meno di 76.000 unità. Gli ebrei morti durante la deportazione nei campi di concentramento in Francia (soprattutto in quelli della zona non occupata) furono circa 3000. Gli ebrei giustiziati sommariamente o assassinati per il solo fatto di essere tali furono circa 1000. Il numero complessivo delle vittime della “Soluzione finale” in Francia ammonta quindi a 80.000: si può dunque affermare che, in pratica, il 25% degli ebrei di Francia perse la vita nell’ambito della “Soluzione finale”. Delle 80.000 vittime, 24.500 furono ebrei francesi e 56.500 stranieri. Nelle deportazioni le autorità e le forze di polizia in loco svolsero il ruolo decisivo. Le autorità francesi registravano le vittime destinate alla deportazione, la polizia e la gendarmeria le arrestavano e le conducevano nei campi. A numerose razzie parteciparono non solo le forze di polizia, ma anche soldati, vigili del fuoco e volontari francesi. Nella zona occupata, talvolta, vi partecipò anche la polizia militare [Feldgendarmerie ] tedesca. I campi erano sorvegliati da gendarmi francesi e amministrati, fino all’estate 1943, dalle autorità di polizia francesi. I convogli di deportati venivano allestiti e preparati per la partenza all’interno dei campi; la maggior parte di essi partì dal campo di Dancy. La polizia francese accompagnava i convogli fino al confine con la Germania, per poi consegnarli ai colleghi tedeschi, che li scortavano fino ad Auschwitz. Senza la collaborazione attiva delle autorità e delle forze di polizia francesi, le deportazioni su così larga scala non sarebbero state possibili.
0002000070 ‣ Gli altri paesi . Anche da altri paesi europei posti sotto la sfera di potere del Reich tedesco furono consegnati ebrei ai tedeschi. Le sole eccezioni sono rappresentate da Danimarca e Finlandia. Il governo bulgaro si oppose alla deportazione di circa 50.000 ebrei bulgari, tuttavia consegnò ai tedeschi tutti gli ebrei delle regioni che la Bulgaria aveva occupato durante la guerra grazie all’aiuto tedesco. Complessivamente, le autorità e le forze di polizia bulgare deportarono più di 11.000 ebrei dalla Macedonia (precedentemente jugoslava) e dalla Tracia (Grecia) nei campi di sterminio tedeschi.
Negli altri paesi la follia annientatrice nei confronti degli ebrei da parte degli autori tedeschi dell’Olocausto ebbe “maggiore successo”. Dall’Olanda occupata, i tedeschi deportarono nei campi di sterminio, dal luglio 1942 all’agosto 1944, circa 107.000 dei complessivi 140.245 ebrei olandesi. Di questi deportati i sopravvissuti furono soltanto 5200 circa. Nelle razzie e nelle operazioni di allestimento dei convogli di deportati, i tedeschi utilizzarono sia la propria polizia di pubblica sicurezza sia forze di polizia olandesi. Dei circa 52.000 ebrei che vivevano in Belgio alla fine del 1940, gli occupanti tedeschi ne deportarono nei campi di sterminio circa 25.000; la polizia e le autorità belghe svolsero in questo frangente un ruolo subordinato. Il regime Quisling, insediato da Hitler in Norvegia, consegnò ai tedeschi 759 dei circa 1800 ebrei norvegesi. Solo 25 di questi 759 deportati sopravvissero alla guerra. Gli altri ebrei si salvarono, quasi tutti scappando in Svezia. In Albania alcune centinaia di ebrei albanesi caddero vittima dell’Olocausto, eliminati dagli occupanti tedeschi.
Dopo l’invasione dell’Italia, nell’estate 1943, gli occupanti tedeschi deportarono ad Auschwitz “soltanto” 6416 ebrei italiani e stranieri (circa il 19% di tutti gli ebrei presenti in Italia). Autorità e forze di polizia italiane non ebbero quasi mai alcun ruolo in questa azione. In Boemia e in Moravia, le regioni della Cecoslovacchia occupate dai tedeschi, di quasi 120.000 ebrei sopravvissero alla guerra circa 40.000. Gli altri morirono nel ghetto di Tereźin (Theresienstadt), o nei campi di sterminio e di concentramento tedeschi. La polizia e le autorità ceche svolsero in questo ambito un ruolo subordinato: dovettero collaborare su ordine dei tedeschi al rastrellamento e al concentramento delle vittime. Gli invasori tedeschi si occuparono in larga parte autonomamente anche dell’eliminazione degli ebrei greci, mentre nelle regioni greche occupate dai bulgari collaborarono efficacemente, come già accennato, le autorità e le forze di polizia bulgare. Dei circa 71.000 ebrei greci sopravvissero all’Olocausto soltanto 12.000.