Il secondo conflitto mondiale fu uno scontro totale, giocato sui fronti dell’Europa, del Nordafrica, dell’Unione Sovietica e dell’Estremo Oriente,
che coinvolse per la prima volta in modo massiccio anche la popolazione civile. Germania, Italia e Giappone, uniti nell’Asse Roma-Berlino-Tokyo, sarebbero uscite distrutte dal conflitto, frustrando le ambizioni nazifasciste di creare
un nuovo ordine internazionale (contenute nel “patto tripartito” sottoscritto
il 27 settembre 1940). In Europa Orientale e nei territori occupati dalla truppe naziste, il conflitto assunse anche i caratteri di un vero e proprio genocidio: Hitler, sostenendo che la razza tedesca (ariana) dovesse sfruttare e poi eliminare quelle ritenute inferiori, rappresentate soprattutto dagli Ebrei,
ordinò l’internamento di milioni di persone in campi di concentramento
e di sterminio dotati di camere a gas e forni crematori; morirono così oltre
5 milioni di Ebrei. La guerra si concluse con la conquista sovietica di Berlino nei primi giorni del maggio 1945 e con lo sgancio di due bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki (agosto 1945). Americani, Sovietici
e Inglesi definirono quindi il nuovo assetto mondiale.

1939 e il 1940

Il conflitto ebbe inizio il 1° settembre 1939 con l’attacco tedesco alla Polonia; il 3 settembre Francia e Inghilterra dichiararono guerra alla Germania; il 5 settembre Stati Uniti e Giappone proclamarono la neutralità.

L’Italia si dichiarò invece “non belligerante”.

Nei primi mesi di guerra, approfittando dell’atteggiamento attendistico di Parigi e Londra (che speravano in una soluzione pacifica), Hitler, spartita la Polonia con l’Unione Sovietica, occupò anche la Danimarca e la Norvegia (aprile 1940).

Da parte sua l’URSS dichiarò guerra alla Finlandia riuscendo a piegarla nel marzo 1940 e occupando poi nel giugno successivo Lituania, Estonia e Lettonia.

L’attacco alla Francia
Il fronte occidentale, dove era affluito un corpo di spedizione britannico, rimase inattivo per otto mesi in quella che fu chiamata la “strana guerra”, fino al 10 maggio 1940, quando in poco più di un mese la Germania, utilizzando al meglio le forze corazzate e violando la neutralità di Olanda, Belgio e Lussemburgo, invase la Francia. Di fronte alla disfatta, al governo di Parigi restavano due alternative: fuggire e continuare la lotta dal Nordafrica oppure trovare un accordo con gli occupanti (come proposto dal maresciallo Pétain). Prevalse la seconda ipotesi (collaborazionismo). Parigi cadde il 14 giugno, l’armistizio con la Germania fu firmato il 22 giugno: tre quinti del Paese finirono in mano tedesca; Pétain formò un governo filo-nazista nel sud, a Vichy. Il generale De Gaulle, avverso a Pétain, si rifugiò in Inghilterra da dove coordinò la resistenza.

Mussolini, convinto che il conflitto fosse ormai al termine, volle sfruttare il successo tedesco e il 10 giugno dichiarò guerra alla Francia, che il 24 concesse l’armistizio.

La battaglia d’Inghilterra
Le mire tedesche si spostarono quindi verso l’Inghilterra
(dove dal 10 maggio 1940 era primo ministro il conservatore Winston Churchill), che fu sottoposta a una serie di massicci attacchi aerei. Gli Inglesi, tuttavia, aiutati dai primi radar e da un’efficiente aviazione, vinsero la battaglia d’Inghilterra costringendo Hitler ad accantonare i suoi piani (17 settembre).

Mediterraneo e Balcani
Contemporaneamente, l’Italia attaccò gli Inglesi in Africa, senza però andare oltre alcuni successi iniziali. Il 28 ottobre Mussolini, per bilanciare i successi di Hitler, ordinò l’attacco alla Grecia: ma sarà l’appoggio militare tedesco a determinare la vittoria (aprile 1941), accompagnata dalla contemporanea occupazione della Iugoslavia.
Nel Mediterraneo, la marina italiana, infine, subì ingenti perdite a seguito dell’attacco inglese alla base di Taranto (13 novembre 1940).

1941

Nel corso del 1941 Hitler, nonostante il patto di non aggressione con Stalin, mosse contro l’URSS attaccandola il 22 giugno con più di 3 milioni di soldati (operazione Barbarossa). Dopo i primi successi nel corso dell’estate e dell’autunno, cui contribuirono anche truppe romene, ungheresi, slovacche, finlandesi e un corpo di spedizione italiano (CSIR), i Sovietici si riorganizzarono e in dicembre bloccarono i Tedeschi nei pressi di Mosca e di Leningrado. L’URSS, nonostante la passata alleanza con la Germania e nonostante il carattere totalitario del suo regime, fu subito trattata come un’alleata dalla Gran Bretagna e ammessa dagli Stati Uniti ai benefici delle legge Affitti e Prestiti (marzo 1941), legge che attribuiva al presidente statunitense la possibilità di concedere aiuti economici a tutti i Paesi la cui difesa fosse ritenuta vitale per la sicurezza degli USA.

In tal modo gli Stati Uniti attenuarono la loro neutralità trasformandola in non belligeranza. Quando Roosevelt e Churchill firmarono la Carta atlantica (agosto1941)contro i regimi fascisti, impegnandosi a collaborare alla sconfitta della Germania, gli Stati Uniti erano ormai già schierati con gli anglo-francesi. Mentre l’opinione pubblica americana si divideva sull’opportunità dell’intervento, il Paese venne definitivamente trascinato in guerra dal Giappone.

Le alternative di Hitler nel 1941

Uscito sconfitto dalla Battaglia d’Inghilterra nel settembre del 1940, Hitler all’inizio del 1941 controllava però gran parte dell’Europa continentale. Per sconfiggere la Gran Bretagna gli si presentavano due alternative.

La prima, consisteva nell’eliminare Londra dal conflitto colpendola nel cuore del suo impero e privandola delle risorse di materie prime (soprattutto petrolio), con un’azione a tenaglia in Medio Oriente e in Africa settentrionale: tale impre- sa avrebbe richiesto due anni di tempo, consentendo ad americani e sovietici di portare avanti il loro riarmo e di costituire una temibile potenziale minaccia; inoltre, il rifiuto del generale Franco, capo di Stato spagnolo, di entrare in guerra escludeva la possibilità di eliminare la Gran Bretagna dal Mediterraneo con l’occupazione di Gibilterra, Baleari e Marocco spagnolo.

La seconda alternativa consisteva nell’eliminare prima l’URSS, di cui la cattiva prova contro la Finlandia aveva rivelato l’intrinseca debolezza, per poi river- sare in Africa e in Asia le forze tedesche con le spalle ormai coperte. Fu così che Hitler decise di lanciare l’attacco all’Unione Sovietica nel giugno del 1941.

L’attacco giapponese a Pearl Harbor
Dopo lunghi contrasti per la questione della penetrazione nipponica nel Sud-Est asiatico, Tokyo e Washington non erano infatti riusciti a ricomporre diplomaticamente i loro contrasti. Il 7 dicembre 1941 l’aviazione giapponese attaccò senza preavviso la flotta americana all’ancora a Pearl Harbor, nelle Hawaii. Nel giro di poche settimane i Giapponesi sbarcano quindi nelle Filippine, inThailandia e occuparono Hong Kong. Anche Germania e Italia dichiarano guerra agli Stati Uniti. Il conflitto assunse così una dimensione mondiale.

1942 La svolta e l’inizio della fine!

Germania, Italia e Giappone estesero al massimo le loro conquiste ma a partire da giugno tre battaglie fondamentali su tre fronti diversi, nell’Oceano Pacifico, in Africa settentrionale e in Unione Sovietica, segnarono un’inversione di rotta nelle sorti del conflitto.

l fronte del Pacifico
Nel Pacifico
, dopo i grandiosi successi iniziali (Indie orientali olandesi, Singapore, Birmania e Giava), l’avanzata giapponese fu bloccata dagli Stati Uniti con due grandi battaglie aeronavali, del Mar dei Coralli (4-8 maggio 1942) e delle isole Midway (4-6 giugno). Nel corso di quest’ultimo scontro le forze giapponesi dell’ammiraglio Yamamoto, che intendevano occupare l’atollo di Midway, vicino alle isole Hawaii, furono pesantemente sconfitte dalla flotta americana, che pose così fine all’espansione giapponese verso est. Nel mese di agosto i marines americani sbarcarono a Guadalcanal, nelle isole Salomone.

L’Africa settentrionale
In Africa settentrionale, nella primavera del 1941 l’arrivo dell’Africa Korps al comando del generale Erwin Rommel aveva consentito alle truppe italo-tedesche di contrattaccare, senza tuttavia riuscire a conquistare la piazzaforte di Tobruk. L’offensiva dell’Asse riprese nel maggio 1942, portando le truppe fino alle porte di Alessandria d’Egitto, ma la tenace resistenza inglese ne arrestò l’avanzata a El-Alamein. In autunno, il generale inglese Bernard Law Montgomery iniziò la controffensiva e nel novembre 1942 (seconda battaglia di El-Alamein) le truppe italo-tedesche furono costrette a ripiegare. Intanto, un corpo di spedizione anglo-americano sbarcava in Marocco e in Algeria (8 novembre), raggiungendo i confini della Tunisia, occupata da truppe dell’Asse.

La battaglia di Stalingrado
Tra la primavera e l’estate del 1942 l’attività sul fronte orientale aveva visto le truppe tedesche occupare la penisola di Crimea e Sebastopoli, quindi puntare verso il Caucaso e il fiume Don (raggiunto il 4 luglio); nel mese di agosto erano stati raggiunti i bacini industriali del Donec, del basso Don e del Caucaso occidentale. Il Volga venne raggiunto, a nord e a sud, tra settembre e ottobre, provocando l’accerchiamento della città industriale di Stalingrado, che tuttavia resistette alla forte pressione nazista.
La grande controffensiva sovietica scatenata sul finire dell’anno lungo tutto il fronte meridionale provocò un capovolgimento fondamentale nello sviluppo di tutta la guerra. I Russi sfondarono le linee tedesche a nord e a sud di Stalingrado, oltrepassando il Don e accerchiando a loro volta l’armata del generale Friederich von Paulus a Stalingrado. La disfatta dell’Asse coinvolse anche l’ARMIR (Armata Italiana in Russia), forte di 230 000 uomini male attrezzati, schierati lungo la linea del Don.

La tragedia dell’ARMIR

L’Armata Italiana in Russia (ARMIR) fu impegnata sul fronte sovietico meridionale tra il 1942 e il 1943. Costituita nel giugno del 1942 da Mussolini contro il parere dei militari, e comandata del generale Italo Gariboldi, incorporò il corpo di spedizione già inviato nell’agosto del 1941 (CSIR) e fu dotata di mezzi e armi antiquati e insufficienti. Comprendeva il corpo d’armata alpino (divisioni Tridentina, Julia e Cuneense), il secondo corpo d’armata (divisioni Cosseria, Ravenna e Sforzesca), il XXXV corpo d’armata (ex CSIR, con le divisioni Celere, Duca d’Aosta, Pasubio e Torino) e la divisione Vicenza nelle retrovie.

Le truppe italiane, schierate lungo il corso del fiume Don, furono investite dal- l’offensiva sovietica del dicembre 1942. Mentre le divisioni di fanteria poterono ritirarsi entro i primi di gennaio del 1943, il corpo d’armata alpino ricevette l’ordine di ripiegare solo a metà gennaio, quando era ormai completamente accerchiato. Dovette quindi aprirsi la strada della ritirata combattendo, marciando per centinaia di chilometri nel gelido inverno russo. Su 230 000 uomini, di cui 7000 ufficiali, le perdite ammontarono comples- sivamente a 84 300 uomini tra caduti e dispersi; di questi, più di 50 000 morirono nei campi di prigionia sovietici.

1943: la fine del Fascismo

Sul fronte africano, nei primi mesi dell’anno le truppe italo-tedesche, abbandonata Tripoli, si ritirarono in Tunisia. Attaccate a nord dagli Americani provenienti dall’Algeria e a sud dagli Inglesi, le forze dell’Asse in Africa settentrionale si arresero nel corso del mese di maggio.

Intanto, mentre le forze russe, dopo la vittoria a Stalingrado, rompevano il fronte in più punti avanzando verso occidente, gli Alleati misero a punto i loro piani d’azione nel corso di una serie di conferenze, prima a Casablanca (14-27 gennaio), quindi a Mosca (19 ottobre-1° novembre) e a Teheran (28 novembre-1° dicembre). A Casablanca venne deciso, tra l’altro, lo sbarco in Sicilia.