Dopo la fuga dell’imperatore Guglielmo II in Olanda (10 novembre 1918), si formò in Germania un governo repubblicano composto da socialdemocratici moderati e indipendenti. Il 30 dicembre Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht fondarono il Partito Comunista Tedesco con lo scopo di attuare la rivoluzione proletaria. Il tentativo insurrezionale a Berlino, il cosiddetto moto spartachista, fallì e il 15 gennaio 1919 i due esponenti comunisti furono assassinati a opera di alcuni ufficiali dell’esercito.
Le elezioni per l’Assemblea costituente (19 gennaio) diedero la maggioranza relativa al partito socialdemocratico (30% dei voti); il socialdemocratico Friedrich Ebert fu nominato presidente della repubblica, mentre il governo fu composto da una coalizione di socialdemocratici, cattolici e liberali. Il 6 febbraio seguente l’assise si riunì a Weimar (da qui il nome dato alla Repubblica) approntando una costituzione (11 aprile 1919) che trasformava la Germania in Repubblica federale, affidando al presidente rilevanti poteri (nomina del cancelliere, sospensione delle garanzie costituzionali in casi eccezionali).
Nel Paese, sull’onda dell’indignazione suscitata dalle pe- santi condizioni di pace imposte a Versailles, si era intanto diffusa una forte ondata di nazionalismo con caratteristi- che antiparlamentari e anticomuniste: il 5 gennaio 1919 era nato il Partito Operaio Tedesco (cui nel luglio aderì l’ex ca- porale Adolf Hitler) che nell’agosto del 1920 si trasformò in Partito Nazionalsocialista Operaio Tedesco (di cui Hitler assunse poi il controllo). Figlio del solidarismo nazionale e di primitive pulsioni razziali, il Partito Nazionalsocialista si diede come obiettivo la revisione del trattato di pace.
La questione delle riparazioni di guerra provocò aspre tensioni tra il 1921 e il 1923. Fissate nell’astronomica cifra di 132 miliardi di marchi oro, esse suscitarono lo sgomento di tutti i partiti politici. Di fronte alla riluttanza tedesca a pagare, i Francesi invasero la Ruhr (1923) determinando la resistenza passiva dei lavoratori e il crollo del marco tedesco. Nel 1923 il rapporto dollaro-marco era 1 a 4 200 000 000 000. Nell’agosto del 1923 il governo fu affidato al leader del Partito Popo- lare Gustav Stresemann, che pose fine al contenzioso con la Francia, ridimensionò i comunisti e colpì l’estrema destra: represse infatti la rivolta comunista di Amburgo (23 ottobre) e un tentativo di putsch dei nazionalsocialisti a Monaco (8-9 novembre) che lo accusavano di cedimento verso la Francia. In ambito economico introdusse il Rentenmark, una moneta garantita da un’ipoteca sui beni industriali e agricoli tedeschi. Ma tra il 1929 e il 1932 lo scoppio della crisi economica mon- diale annullò i benefici di questa stabilizzazione e riaccese le tensioni sociali.