Sul finire degli anni ’20 i tentativi di stabilizzare politicamente
ed economicamente la repubblica di Weimar furono parzialmente vanificati dalla crisi scatenata dal crollo di Wall Street del 1929, i cui effetti, in termini
di recessione economica e disoccupazione, si fecero sentire rapidamente
su tutto il continente europeo. In Germania l’esasperazione di ampi strati
della popolazione fu sfruttata abilmente dal partito nazionalsocialista.
Dopo il fallito putsch di Monaco del 1923, Hitler aveva esposto nell’opera 
Mein Kampf (1925-27) le sue teorie: promuovere una rinascita spirituale tedesca basata sulla revisione del trattato di Versailles, fondare il Terzo Reich unificando tutti i territori europei con popolazioni tedesche (Grande Germania), superiorità della razza ariano-germanica e lotta all’ebraismo, inteso come capro espiatorio dei mali della società (da esso, secondo la concezione nazista, si erano generati il marxismo, il liberalismo e la democrazia). Nominato cancelliere nel 1933, Hitler procedette in tempi rapidi allo scioglimento
dei partiti (tranne quello nazionalsocialista), alla creazione di un forte apparato poliziesco e, attraverso una capillare opera di propaganda, all’organizzazione di un vasto consenso popolare attorno alla nuova ideologia.
Nel 1935 venne introdotta la legislazione antisemita, mentre l’economia
del Paese fu sottomessa alle esigenze di riarmo.

La crisi della repubblica di Weimar

Fallito il golpe del 1923 che lo aveva visto coinvolto, Adolf Hitler era stato arrestato; dopo aver scontato pochi mesi di detenzione, tornò all’attività politica per fare del Partito Nazionalsocialista Operaio (NSDAP), di cui era il capo o führer, una forza legale.

Nel frattempo la Repubblica di Weimar tentava di conso- lidarsi. Gustav Stresemann, titolare del dicastero degli esteri dal 1923 al 1926, guidò la politica della Germania verso la collaborazione internazionale (Trattato di Locarno, 1925) e all’ingresso nella Società delle Nazioni.

Sul piano strettamente economico gli Stati Uniti, per con- sentire alla Germania di pagare l’indennità di guerra (132 miliardi di marchi oro), offrirono ingenti prestiti attraverso il piano Dawes (1924). L’industria tedesca riprese così fiato. Il 28 febbraio 1925 morì il presidente Ebert (eletto nel 1919 a Weimar): gli successe il conservatore Hindenburg.

Ma proprio mentre il Paese sembrava aver imboccato la via della ripresa, lo scoppio della crisi economica mondiale del 1929 annullò gli effetti positivi dei piani per il pagamento delle riparazioni e riaccese le tensioni sociali, facendo salire i disoccupati a oltre sei milioni.

L’esasperazione suscitata in vasti strati della popolazione fu sfruttata politicamente dai nazionalsocialisti. Il partito nazista fece breccia soprattutto nella classe media. Alle elezioni del 1930 ottenne 107 seggi divenendo il secondo partito del Paese. Da allora ampliò la sua base elettorale tra i lavoratori industriali e gli impiegati statali grazie all’abile sfruttamento dei mezzi di comunicazione e propaganda, ma anche intimorendo gli avversari con la violenza delle SA (Sturmabteilungen), le cosiddette “camicie brune”, formazioni di tipo paramilitare create nel 1921 da Hitler. Alle elezioni del luglio 1932, con 230 deputati la NSDAP divenne il più forte partito del Reichstag. Il 30 gennaio 1933 il presidente Hindenburg offrì a Hitler il cancelliera- to: finiva la Repubblica di Weimar.

Il nazismo al potere

Il leader nazionalsocialista guidò fino alle elezioni del mar- zo 1933 un governo di coalizione conservatore. Il 14 lu- glio 1933, chiesti e ottenuti dal Parlamento tutti i poteri, il governo emanò una legge che faceva del Partito Nazio- nalsocialista l’unico partito della Germania: iniziò così la dittatura nazista. Fu quindi costituito un forte apparato po- liziesco, con la Gestapo (Geheime Staats-Polizei, polizia di Stato segreta) e le SS (Schutzstaffeln, guardia personale di Hitler), che si affiancarono alle SA. Quando le SA pretesero di sostituire l’esercito nazionale, costituendo di fatto un potere autonomo sottratto al controllo dello Stato, Hitler ne fece liquidare i capi (il 30 giugno 1934, la cosiddetta “notte dei lunghi coltelli”). Il 2 agosto 1934 Hindenburg morì e Hitler fu proclamato cancelliere e presidente del Terzo Reich (dopo quello di Ottone il grande, nel X secolo, e l’impero tedesco proclamato nel 1871).

Prese così il via la definitiva nazificazione del Paese e l’iden- tificazione della Germania con il nazismo. Il nucleo centra- le dell’ideologia era costituito dal concetto di superiorità della razza ariana, che avrebbe dovuto dominare il mondo e asservire gli appartenenti ad altre razze. Il razzismo si tra- dusse quindi nelle Leggi di Norimberga (1935) che ridu- cevano i diritti civili, vietavano i matrimoni tra ebrei e non ebrei e avviavano la persecuzione antisemita. Un’accelera- zione della campagna antiebraica si ebbe con la “notte dei cristalli”: tra il 9 e il 10 novembre 1938, dopo l’assassinio di un diplomatico tedesco a Parigi per mano di un cittadino di origini ebraiche, in tutta la Germania vi furono devasta- zioni di proprietà ebraiche, assalti a sinagoghe e uccisioni. Nello stesso anno Hitler iniziò a esprimersi sull’esigenza di trovare una soluzione definitiva (la “soluzione finale”) al problema ebraico.

Altro aspetto determinante dell’ideologia nazionalsocia- lista era il führerprinzip (principio del führer), secondo cui la suprema istanza dello Stato era la volontà stessa di Hitler, a cui tutto, compresa la legge scritta, doveva essere subordinato.

La stampa e la cultura venne messa sotto controllo dal mi- nistro della propaganda Joseph Goebbels. Furono stabiliti concordati con la chiesa cattolica e con le chiese protestan- ti. Gli oppositori furono internati nei campi di concentra- mento. L’economia del Paese fu posta al servizio dello Stato che procedette a un forte riarmo in vista della conquista dello “spazio vitale” nei territori orientali.

L’alterazione del quadro internazionale
In ambito internazionale, l’avvento del nazismo segnò una prima crisi degli equilibri europei: nel 1933 la Germania si ritirò dalla Società delle Nazioni; nel 1934 Hitler favorì un tentativo di colpo di Stato filonazista in Austria (che fallì, ma in cui rimase ucciso il cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss).