Il ruolo dello stato e dell’arte
John Maynard Keynes, 1º barone Keynes di Tilton (5 giugno 1883 – 21 aprile 1946), è stato un economista britannico, padre della macroeconomia e considerato il più influente tra gli economisti del XX secolo.
Le sue idee sono state sviluppate e formalizzate nel dopoguerra dagli economisti della scuola keynesiana; a quest’ultima viene spesso contrapposta la scuola monetarista (o scuola di Chicago), che si originò nel secondo dopoguerra dalle teorie liberiste di Milton Friedman, e la scuola austriaca (von Mises e von Hayek).
Autore: CEDRINI, Mario Aldo |
Keynes, l’arte, lo stato: il paradiso ritrovato e poi perduto
L’attività di sostegno alle arti che John Maynard Keynes ha svolto e teorizzato nel corso della sua vita dipende in modo pregnante, anche se non esclusivo, dal recepimento della concezione filosofica di Moore, così come dalla condivisione delle idee e dell’esperienza di Bloomsbury.
L’originalità del pensiero di Keynes consiste, in particolare, da un lato nell’inquadrare le arti all’interno di quell’enjoyment of life cui potrà finalmente dedicarsi l’uomo liberato dall’ossessione della scarsità e dal “problema economico”;
dall’altro per la soluzione offerta ai complessi rapporti tra arte, stato e mercato, preservando il carattere di libertà e le potenzialità di coesione sociale che qualificano le arti, e delineando con sufficiente chiarezza i ruoli dell’autorità pubblica e della libera iniziativa privata nel sostegno a queste ultime.
Ne discende, per la società dell’avvenire e per quella del presente, una concezione non esclusivamente materialistica del welfare state.
Il movimento verso la risoluzione del problema economico giustifica le attività intraprese dallo stato per realizzare le precondizioni del vero benessere, dunque non solo di quello materiale.
Lo stato potrà abbandonare i criteri di spesa utilitaristici e sostenere le most public arts. Inoltre, attraverso il suo esempio e l’aiuto a istituzioni semipubbliche di promozione delle arti, sosterrà lo sforzo dei cittadini nel favorire forme di enjoyment of life altrimenti sacrificate alla considerazione dell’economia come problema permanente dell’umanità.
Il “paradiso ritrovato” di Keynes è qui prospettato come possibile alternativa al modello di welfare state materialistico del secondo dopoguerra:
giudicato fallimentare dal punto di vista dell’efficienza economica, e tuttavia sconfitto in primo luogo dalla sua incapacità di attrazione culturale, la società del “paradiso perduto” non contemplerà il sostegno alle arti tra le sue responsabilità.
CEDRINI, Mario Aldo
Il Paese in cui gli Artisti non Pagano Tasse
Questa è la strada percorsa dal Messico, il primo Stato al mondo ad avere ideato un modo rivoluzionario di sostenere l’erario:
gli artisti possono pagare le tasse sul reddito con le proprie opere d’arte.
L’idea è nata nel 1957, quando David Alfaro Siquerios, uno degli artisti più influenti dell’epoca, contattò il segretario delle Finanze per liberare dalla prigione uno dei suoi amici, rinchiuso per evasione fiscale.
Siquerios propose un pagamento in sue opere d’arti che andasse a colmare il debito fiscale dell’amico.
Da allora il programma Pago en Especie ha raccolto 7000 opere tra dipinti e sculture con un meccanismo molto semplice: se un artista vende nel corso dell’anno da 1 a 5 opere d’arte, dovrà “versare” una sua opera d’arte; se ne vende da 6 a 8, dovrà pagare con due opere e così via con un massimo annuale fissato a 6 sculture o dipinti.
di Smartweek 25 Aprile 2014
Riporto queste informazioni perchè su Rai Storia il 08/04/2020 ho seguito un documentario su John Maynard Keynes.
L’economista affidava allo stato un ruolo fondamentale nel correggere i difetti dell’economia liberista al fine di garantire la massima occupazione e il benessere in senso esteso oltre il materiale dando un rilievo fondamentale a tutte le arti.
Dalle sue teorie il Messico ha tratto con successo la sua politica fiscale nei riguardi degli artisti che sta promuovendo luoghi di vita e dilavoro e rendendo il messico una Nazione rilevante e rivoluzionaria dal punto culturale.
Il progetto BancArte sarebbe senz’altro piaciuto a Keynes dovrò incominciare a leggere le sue teorie!