(gr. ᾿Οδυσσεύς, lat. Ulixes) Eroe greco re di Itaca, figlio di Laerte e di Anticlea.
Nell’Iliade è il fedele collaboratore di Agamennone e degli altri eroi, guerriero prode quanto sagace e scaltro.
Nell’Odissea, della quale è il protagonista, appare animato da sincera nostalgia della patria e della famiglia, teso a escogitare vie di scampo per sé e per i suoi, protetto e guidato dalla dea Atena nelle sue avventure presso popoli sconosciuti e negli incontri con mostri: i Ciconi, i Lotofagi, il Ciclope Polifemo, Eolo, i Lestrigoni, la maga Circe, i Cimmeri, le ombre dell’Ade, le Sirene, Scilla e Cariddi, Calipso, i Feaci. Tornato a Itaca, con l’aiuto del figlio Telemaco uccide i Proci, pretendenti della fedele moglie Penelope e, paternamente amorevole con i servi fedeli, punisce severamente gl’infedeli.
I poemi ciclici arricchirono di nuovi episodi la partecipazione dell’eroe alla guerra troiana: la contesa con Palamede, quella con Aiace per le armi di Achille, la parte avuta nel ricondurre Filottete da Lemno nel campo greco, la cattura di Eleno, il rapimento del Palladio, l’impresa del cavallo troiano. Così avvenne che si accentuò il motivo della sagacia di Ulisse, fino a farla diventare astuzia e fraudolenza. In Pindaro, in Sofocle, in Euripide si nota talvolta una certa avversione per Ulisse; i filosofi invece, specialmente gli stoici, lo considerarono come il tipo del saggio, i politici (Polibio) come quello del capo e dell’uomo di azione.
Presso i Romani i poeti peggiorarono la figura morale di Ulisse in contrapposizione a quella del troiano Enea.
Certo Ulisse fu sempre popolare e la sua leggenda si arricchì con il racconto di nuove peregrinazioni; alcune di queste trassero origine dalla predizione di Tiresia che nell’Odissea impose a Ulisse di placare Posidone sacrificandogli là dove fossero ignoti il mare e i remi.
Così Ulisse fu nell’Arcadia e nella Tesprozia, poi nell’Occidente, nella penisola italiana: secondo Aristotele e Teopompo in Etruria a Cortona; secondo la Teogonia esiodea figlio di Ulisse e di Circe è Latino, e gli eroi eponimi di alcune città laziali sono discendenti da Ulisse. Telegono, figlio di Ulisse e di Circe, avrebbe fondato Preneste e Tuscolo; da Telemaco, sposo secondo una tarda tradizione della madre Penelope, sarebbe nato Italo, eponimo d’Italia. Più tardi si attribuì a Ulisse la fondazione di Lisbona (᾿Ολυσιπών) e si narrò di suoi viaggi tra gli Elusati della Gallia, nella Caledonia e nella Germania, dove avrebbe fondato Asciburgio.
Il nome ᾿Οδυσσεύς, che in Corinto, Atene e Beozia si presenta nella forma ᾿Ολυσσεύς (cfr. il lat. Ulixes), appare già nei testi micenei. Il carattere delle avventure di Ulisse dopo la distruzione di Troia è tale da far ritenere che esse non siano un arricchimento posteriore della leggenda come avvenne per altri nòstoi di eroi achei, ma il nucleo fondamentale del suo mito e che la loro popolarità abbia fatto inserire Ulisse tra gli eroi della guerra troiana. La doppia forma del nome sembra indicare che le popolazioni della Grecia centrale lo conobbero indipendentemente dai carmi epici sorti intorno a lui nell’Asia Minore, e Ulisse sarebbe quindi una figura mitica anteriore alla colonizzazione greca oltre l’Egeo.
IL PERSONAGGIO NELLA LETTERATURA MODERNA E NELLA MUSICA
Il mito di Ulisse è presente in tutta la letteratura moderna, dal celebre episodio dell’Inf.XXVI, alla Circe di G.B. Gelli, dalla Circe di Lope de Vega a El mayor encanto, Amor di Calderón de la Barca, alla Ulissea di G. Pereira de Castro, dall’Ulysse di F. Ponsard all’Arco di Ulisse di G. Hauptmann.
Tra le varie opere musicali: Il ritorno di Ulisse in patria di C. Monteverdi, il poema sinfonico Il ritorno di Odisseo di R. ZandonaiI.
ICONOGRAFIA
L’arte antica raffigurò spesso gli episodi salienti del mito. Sui vasi attici del sec. 5° a.C. sono raffigurati l’incontro con Nausicaa, il riconoscimento della nutrice, l’uccisione dei Proci, la disputa per le armi di Achille; su un vaso italiota compare la discesa all’Ade; sui vasi del sec. 4° l’incontro con le Sirene, il ratto del Palladio, e abbiamo anche parodie dell’episodio di Circe su vasi cabirici del sec. 5° e della Dolonia su un vaso italiota.
Perdute sono le pitture greche classiche, ma possediamo un ciclo di stile ellenistico dell’Esquilino (Musei Vaticani) di età augustea con vari episodi dell’Odissea. Alcune scene compaiono in fregi e rilievi classici, su urnette e pitture etrusche e sarcofagi romani e monumenti minori.
Celebri le due tele di C. Lorrain (al Louvre e all’Ermitage), quella di P. Rubens (Firenze, Galleria Palatina), e quella di G. Reni (Napoli, Museo nazionale di Capodimonte).